Facciamo cosi oggi, saltiamo a piè pari convenevoli ed introduzioni: 16 millioni di colori, 24 LED, 12W di potenza, temperatura da 1700K a 6500K, Bluetooth 4.2, Wifi 802.11 b/g/n 2.4 GHz, sensore ambientale, microfono, 6 diverse scene, sleep/awake mode, gateway BLE, programmazione oraria, interazione con i dispositivi Mi Home e per finire con la Mi band.
Ok, adesso riprendo fiato e chiariamo subito un punto. Finirà che prima o poi vi annoierete. Avete capito bene. Eh sì, perché questa Zhirui offre così tante possibilità di personalizzazione che, passata la prima settimana tra scenari e ruotate di polso, vi renderete conto che è pur sempre una (bellissima) semplice lampada da comò.
La ricetta di Xiaomi, con Philips per l’ennesima volta come aiuto cuoco, è stata lineare. Ve la ricordate la Yeelight Bedside, versione wifi? Bene, migliorate gli ingredienti, semplificate il sistema di controllo, aggiungete una porta USB Type-C e servite il tutto con una delicata sfoglia di design. Voilà, e via una pacca sulle spalle alla Cannavacciuolo!

Una doppia calotta di plastica e l’effetto Jedi
La chiara impressione è che con la Zhirui Xiaomi e Philips abbiano voluto proporre un prodotto che si focalizza soprattutto su un punto: il design. Il guscio stondato, il paralume senza soluzione di continuità anche nella parte superiore e il camuffamento della base, con l’emissione di luce che parte dopo i primi due centimetri, sono i particolari che sottolineano questo passaggio rispetto alla spartana Yeelight e alle sue diverse sorelle gemelle.
Il paralume e i suoi riflessi sono suggestivi ma lasciano intravedere ditate e sporcizia
Andiamo sul concreto, quindi. 1 kg tondo tondo di plastica (avevate pensato ad altro?), a partire dal guscio più esterno che scimmiotta una calotta di vetro, anima la lampada con i suoi riflessi ma lascia intravedere spesso qualche ditata o pelucco. Il corpo della lampada rimane comunquesempre freddo, in ogni condizione; solo il fondo scalda leggermente dopo un uso prolungato. Il peso, unito alla gomma della base fanno si che lampada sia ben piantata a terra. Sotto il cofano un secondo strato che nasconde i 24 LED e diffonde i 16 millioni di colori RGBW in modo uniforme e con un effetto che, visti i soggetti in foto, definirei stellare.
Un powerbank, Mi Home ed è questione di polso.
Che la lampada abbia un aspetto curato lo abbiamo detto; lo è meno il packaging. All’interno della confezione troviamo un piccolo manuale ed un alimentatore (neppure tanto piccolo) con cavo da 1,5 metri e spina cinese. Se siete veri xiaomisti avrete una decina di adattatori sparsi per casa, altrimenti ci penserà Gearbest a spedirvene uno insieme alla lampada.
Sorpresa; potrete anche fregarvene dell’alimentatore ed utilizzare un powerbank ed un cavo Type C. La Zhirui non ha una batteria integrata, ma un economico Aukey da 5000mAh l’ha tenuta in vita per più di 5h e mezza, per la gioia delle zanzare mutanti in giardino. Il manuale invece è utile solo a farci scoprire che in un prossimo update dell’app dovrebbero essere sbloccate le funzionalità del microfono incorporato nella lampada. Per il resto i comandi sono abbastanza intuitivi anche senza indicazioni:
- La semplice pressione dell’unico tasto permette l’accensione/spegnimento.
- Il doppio click permette il passaggio dalla modalità colore alla modalità tonalità di bianco.
- La pressione prolungata attiva la modalità notturna.
- Ruotare il paralume tenendo premuto il tasto centrale permette di cambiare colore.
- Ruotare il paralume permette di cambiare tonalità di bianco o luminosità nella modalità colore.


Se ciò non bastasse, per tutto il resto c’è la solita Mi Home, rigorosamente XCape edition, mi raccomando. Oltre a poter regolare tutti i parametri della lampada, e settare timer, avrete a disposizione 4 modalità flow, con transizioni tra colori contigui e nomi altrettanto improbabili, la modalità lettura e la modalità notturna.E’ possibile attivare quest’ultima anche automaticamente tra le 23 e le 6, grazie alle rilevazioni del sensore di luminosità Philips. Con la funzione risveglio potrete invece programmare la Zhirui in modo che si accenda 15 minuti prima che vi alziate da letto, simulando l’alba. Discorso inverso per la modalità sleep.
Sazi? Manca il dessert. Tra le funzioni sperimentali, direi ancora instabili, l‘interazione con la Mi Band. Nel dettaglio l’accensione/spegnimento di prossimità (e sono settabili anche distanza e periodo) e lo sleep automatico quando vi addormentate.
Atmosfera in camera e soggiorno. E lasciatela li.
Tante parole, due spendiamole sulle impressioni d’uso. Di estetica ne abbiamo già discusso, di praticità meno. La Zhirui promette possibilità pressocchè infinite, ma il suo posto è quello in camera o soggiorno. Emette luce a sufficienza con i suoi 12W e non è nemmeno troppo stancante per gli occhi nonostante l’illuminazione sia dispersa su tutta la lunghezza della lampada.
Ma personalmente la trovo poco adatta alla lettura, tanto meno ad altri usi su scrivania. Per quello ci sono la Eyecare o la Mijia con filo rosso. Per il resto tutte le variazioni di tonalità e colore sono repentine (basta ruotare di poco il paralume senza giocare alla Ruota della fortuna) e le transizioni morbide il giusto.
E’ possibile eseguire reset e ripristino con un pulsante posto sulla base
E veniamo alle note stonate che non avreste voluto sentire. 60€ possono essere tanti per una lampada da comò, anche se con una scheda tecnica degna di uno smartphone. Le possibilità di trovare l’atmosfera giusta con la Zhirui sono infinite. Il design è il suo punto di forza, nonostante sia sempre la plastica a farla da padrona. Le funzionalità sono innumerevoli, la potenza è giusta e tutto funziona a dovere. La mancanza di una batteria (ma a che pro?) e il guscio di plastica che attira qualche ditata, sono difetti minimi che non scalfiscono il voto molto positivo meritato dall’ennesimo parto del duo Philips – Xiaomi.
Foto scattate con un Fuji X-T20 ed obiettivo 18-55



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